A trent’anni dall’istituzione del Politecnico di Bari e della Facoltà di Architettura, ottanta voci raccontano, in un corposo volume edito da Gangemi, le amicizie, gli incontri, le storie, le tribolazioni, i principi ispiratori del progetto del nuovo architetto pugliese.
Il seme, gettato non a caso nel solco di Puglia, dopo lunga e non facile gestazione è germogliato e si è proposto al mondo. Dopo tre decenni, i suoi acerbi frutti si distinguono tra le fronde del giovane albero. Hanno forma, colore, posizione, contenuto. Raccolgono dalle radici l’essenza e la cura della terra e portano con loro una identità, che è testimonianza.
Alfa e omega. L’inizio e la fine. In ciò, sono riconducibili tutte le storie della vita. Alcune si accendono per pochi attimi, poi scompaiono. Altre, meno, lasciano un segno, un indirizzo, una traccia, come quella del contadino e il suo albero, capace negli altri di modificare il pensiero, la realtà.
La storia umana e professionale di Claudio D’Amato Guerrieri (Bari, 22.12.1944 – Roma, 6 agosto 2019), docente universitario, ha avuto queste caratteristiche, come il contadino pugliese e il suo albero. E’ una storia di caparbietà, coerenza, dedizione, lungimiranza, originalità in un irripetibile momento storico che porta con se la genesi di un progetto: la fondazione della Scuola di Architettura di Bari nel Politecnico pugliese.
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Tutto nasce nel 1989-90 con l’istituzione della Facoltà di Architettura prima, e del Politecnico dopo, nel quale confluirà la facoltà. D’Amato è protagonista e alfiere di una idea, nuova, progressista, adatta al territorio pugliese, che coniuga tradizione e culto della storia con l’innovazione. Con se porta l’esperienza della Scuola d’architettura di Roma e gli insegnamenti del suo Maestro, Paolo Portoghesi. Dichiarato il suo obiettivo: creare un architetto colto, attraverso l’acquisizione di competenze artistiche, umanistiche e tecnico-scientifiche. E mentre negli anni ‘90 tutti guardano alle performance della tecnologia lui guarda alla territorio pugliese, al “terreno” dove da sempre è esistita la sua distintiva risorsa: la pietra, simbolo e testimone cangiante di cultura. Ne diventa paladino per dimostrare che i nuovi strumenti possono, attraverso un innovativo progetto didattico, dare luce, vita, all’antico dna dei pugliesi, protesi nella cultura del mediterraneo. Ne diventa Preside dalla fondazione 1990, e successivamente Direttore del dipartimento di Ingegneria Civile e dell’Architettura (Dicar) sino alla fine della carriera, 2015, ma resta attivo anche dopo per “proteggere, programmare” il futuro della sua unica “figlia”, la scuola barese d’architettura.
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Il libro, “Claudio D’Amato Guerrieri e la “scuola barese” di architettura a trent’anni dall’istituzione del Politecnico di Bari e della Facoltà di Architettura”, curato da Giuseppe Fallacara e Amerigo Restucci, edito da Gangemi (528 pagine, 48 euro), n.76 della Collana Archinauti – monografie, è un tributo ed anche un riconoscimento all’opera instancabile di Claudio D’Amato. Il testo, di fine rilegatura, è corredato da foto, disegni, schizzi, cimeli personali ed è articolato in tre parti. Alle presentazioni, ai due saggi dei due autori, a cui seguono le testimonianze dei rettori del Poliba, in ordine temporale: Umberto Ruggiero, Eugenio Di Sciascio, Francesco Cupertino, si unisce il variegato coro di voci con i racconti, le tappe, le personali considerazioni ed esperienze legate a D’Amato e alla Facoltà di Architettura. Attraverso la lettura degli eterogeni contributi, tasselli di un unico puzzle, emerge la poliedrica figura di Claudio D’Amato. Figura non priva di marcati chiaroscuri, forse a volte scomoda, sicuramente appassionata e soprattutto coerente con il suo progetto di scuola modello in Italia, con una sua precisa identità.
Il libro è un utile documento, soprattutto per le giovani matricole e i futuri architetti, per conoscere e apprezzare meglio la storia del proprio percorso di studio, per ricordare e tramandare.
L’iniziativa editoriale è stata presentata pubblicamente, per volontà degli autori e dell’editore Gangemi, ieri, 22 dicembre 2020 in occasione della ricorrenza della nascita del prof. arch. Claudio D’Amato Guerrieri.
Gli autori.
Giuseppe Fallacara è Professore Ordinario in Composizione Architettonica presso il Dipartimento di Ingegneria Civile e Architettura del Politecnico di Bari, dove dirige il New Fundamentals Research Group. È coordinatore del CESAR, Corso di Alta Formazione Applicata in Architettura e Restauro della Scuola di Specializzazione del Politecnico di Bari. Esperto di Stereotomia e architettura in pietra, ha pubblicato numerose monografie e articoli scientifici sul tema e ha realizzato prototipi sperimentali litici. Ha esposto alla Biennale di Architettura di Venezia nel 2006 e annualmente, dal 2005, al Marmomac di Verona, nel settore Università e Ricerca.
Amerigo Restucci ha insegnato Storia dell’Architettura in qualità di Professore Ordinario all’Università IUAV di Venezia, della quale è stato Rettore dal 2010 al 2016. Dal 1987 al 1995 ha insegnato presso la Scuola di Specializzazione in Archeologia e Storia dell’Arte dell’Università degli Studi di Siena. Nel 1989 è stato eletto nel Consiglio Superiore del Ministero dei Beni Culturali e ha esaminato, tra gli altri, i restauri della cupola di Santa Maria del Fiore a Firenze, del Ponte Sisto a Roma, delle Torri medioevali di Pavia e della Reggia di Caserta. E’ stato Presidente dell’Accademia delle Belle Arti di Venezia e ha fatto parte del Consiglio Direttivo della Biennale di Venezia.