Campus diffuso, community hub e un Erasmus nazionale: così ridurremo l’emigrazione di studenti e attrarremo dall’estero
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I PROGETTI DEL POLITECNICO DI BARI ALL’INAUGURAZIONE DELL’ANNO ACCADEMICO. IL MINISTRO BERNINI: «PRIORITÀ AL DIRITTO ALLO STUDIO. RIQUALIFICARE EDIFICI DISMESSI PER NUOVE RESIDENZE UNIVERSITARIE»
11 aprile 2023
Un Erasmus nazionale per facilitare la mobilità di
studenti tra le regioni italiane. Investimenti in residenze universitarie che non
siano più semplici collegi, ma community hub per le città. E un nuovo modello di
campus diffuso, aperto alle imprese e alle startup, per attrarre giovani
talenti e investitori a livello internazionale. Il Politecnico di Bari traccia la
strada per i prossini anni, in occasione della cerimonia di inaugurazione
dell’anno accademico 2022/2023, che si è svolta oggi nel teatro Piccinni di Bari.
L’obiettivo dell’ateneo è crescere per sostenere lo sviluppo del territorio,
favorire l’occupazione, contribuire alla ripartenza del Paese.
«Il Politecnico si sta già aprendo a nuovi ambiti di
studio e di ricerca – ha detto il rettore, Francesco Cupertino durante il suo
discorso – soprattutto nei settori dell’information technology, della mobilità,
dell’energia e del Made in Italy, che si stanno sviluppando molto in Puglia e
possono trasformarla in un avamposto per l’innovazione tecnologica in Europa e
nel mondo». I segnali, in questo momento, sono positivi e incoraggianti: sempre
più aziende decidono di aprire nuove sedi nella regione. La richiesta di profili
tecnici, però, è molto maggiore dell’offerta. Servono più laureati per il mercato
del lavoro che sta cambiando rapidamente e un buon punto di partenza sarebbe rendere
le città più accoglienti per gli universitari e più adeguate alle loro
necessità.
«La nostra priorità è il diritto allo studio» ha
dichiarato a questo proposito il ministro dell’Università e della Ricerca, Anna
Maria Bernini, intervenuta in videocollegamento alla cerimonia. «Per realizzare
questo obiettivo – ha aggiunto il ministro – puntiamo soprattutto sulle nuove
residenze e le borse di studio». Si tratta di progetti quanto mai urgenti, com’è
stato sottolineato dal rettore Cupertino, se si considera il fenomeno del calo
demografico e delle sue conseguenze sulle università nei prossimi anni. Nel
Mezzogiorno, la fetta di popolazione compresa tra i 18 e i 21 anni potrebbe infatti
diminuire di 400mila unità entro il 2040. Soprattutto in Sardegna, Basilicata e
Puglia, il calo demografico di questa parte di popolazione sarà forte, con una
previsione rispettivamente del 34%, del 33% e del 32%. Di conseguenza, si
prevede una diminuzione di studenti universitari tra il 15% e il 24% entro il
2030. (fonte osservatorio Talents
Venture, 2023).
«Dobbiamo ampliare l’orizzonte – ha detto Cupertino – ai
territori del Mediterraneo, del Nord Africa e del Medio Oriente, nei confronti
dei quali possiamo diventare un punto di riferimento. Ma dobbiamo diventare più
attrattivi». Servono dunque più residenze universitarie, con standard di
qualità elevati e a costi accessibili a tutti. Soprattutto, le residenze di
nuova generazione devono essere ben integrate con le città e lo sviluppo urbano.
Il ministro Bernini, quindi, ha promesso 52mila nuovi posti letto a livello
nazionale, con un’attenzione particolare ai progetti di riqualificazione degli
edifici dismessi.
«È necessario andare oltre la logica puramente
assistenziale – ha spiegato Cupertino – e valorizzare le potenzialità
strategiche dell’offerta di alloggi, non più semplici collegi – dormitori ma industrie
urbane, luoghi di aggregazione e incontro che siano in grado di attrarre
talenti e generare imprese; nei quali vivere un’esperienza di comunità e non
solo accademica; dei Community Hub per la città che offrano nuovi spazi per il
tessuto urbano».
Nel frattempo, anche la didattica sta cambiando e il tema
è stato ripreso più volte durante la cerimonia inaugurale. Il Politecnico di
Bari, infatti, ha attivato quest’anno il corso di laurea magistrale in
Ingegneria energetica, un corso interateneo con l’Università del Salento per seguire
l’evoluzione del tema della neutralità carbonica, da raggiungere nel 2050. Sempre quest’anno, è stata attivata la magistrale
in Gestione delle infrastrutture civili, un esempio di integrazione di
competenze provenienti da ambiti diversi, per formare nuove e poliedriche figure
professionali. Infine, il corso di laurea magistrale in Trasformazione
digitale, per allargare la platea degli studenti del Politecnico, offrendo a
persone che già hanno una formazione non tecnico –scientifica, la possibilità
di diventare “digitalmente abili”. Dall’anno prossimo, infine, sarà attivo il corso
di laurea triennale in Ingegneria industriale e dei sistemi navali, nella sede
del Politecnico a Taranto e in collaborazione con la Marina Militare. Il corso
sarà offerto agli allievi marescialli della Marina e aperto anche ai civili, presso
la Scuola Sottufficiali a Taranto.
Insieme ai contenuti e agli obiettivi, cambia anche il
modo di fare didattica. «Gli strumenti telematici non sono in sé stessi
negativi, ma dipende dall’uso che se ne fa» – ha dichiarato Cupertino in un
altro passaggio del suo discorso, avvalorando il modello ibrido della didattica
in presenza integrata con quella a distanza.
«La disponibilità di un’offerta formativa telematica negli atenei – ha
spiegato il rettore del Politecnico – potrebbe permettere l’erogazione di corsi
di studio interateneo anche tra università geograficamente lontane, favorendo interazioni
tra atenei che arricchirebbero l’offerta formativa, mutuando singoli
insegnamenti o interi curriculum. Si potrebbe aprire la strada ad un programma
Erasmus nazionale – ha concluso sul tema – che rafforzerebbe l’attrattività
degli atenei meridionali e contrasterebbe l’esodo di studenti e studentesse,
che oggi emigrano alla ricerca di un percorso di formazione adeguato alle loro
aspettative».
«Siamo un ateneo in continua evoluzione, grazie alla
stretta collaborazione tra la rappresentanza studentesca e l’amministrazione» ha
detto il presidente del Consiglio degli studenti, Antonio Colapietra, riferendosi
in particolare ai nuovi spazi realizzati nel Campus, dedicati allo sviluppo di
progetti ed idee innovative, alla condivisione, agli aspiranti startupper. A
proposito del diritto allo studio, invece, il rappresentante degli studenti del
Politecnico ha chiesto più attenzione da parte della politica. In particolare,
ha chiesto più fondi per raggiungere l’obiettivo della copertura totale di
posti letto per i vincitori di borsa Adisu (l’agenzia regionale per il diritto
allo studio universitario), «data la scarsa offerta di case in affitto per i
fuorisede e dagli incrementi dei prezzi nelle zone limitrofe al Campus, ma
anche dalla scarsa efficienza dei mezzi pubblici».
In rappresentanza del personale tecnico e amministrativo
del Politecnico, è intervenuta invece Luciana Campobasso, la quale ha fatto un
riferimento, tra le altre cose, al PNRR e alle opportunità di sviluppo legate
ai grandi progetti a cui partecipa l’ateneo. Ha inoltre richiamato l’esigenza
di non trascurare la formazione del personale, perché tutti possano essere
tutti all’altezza delle aspettative, invocando minor burocrazia in ambito
ricerca. «Negli ultimi tempi – ha detto Campobasso – i laboratori del nostro ateneo
si sono arricchiti della presenza di assegnisti, borsisti, dottorandi e
contrattisti provenienti da paesi extraeuropei – grazie anche all’impegno dei
colleghi e delle colleghe che hanno cercato di sopperire a processi
autorizzatori spesso farraginosi. Il rallentamento che ne consegue – ha
aggiunto la rappresentante del personale – è inadeguato ai tempi di
realizzazione e finanziamento della ricerca e reclama, quindi, una
semplificazione della normativa di settore che, nel tenere conto della
specificità degli Atenei, agevoli il più possibile la mobilità dei ricercatori,
facendosi strumento di flessibilità ed inclusione».
Sulla sostenibilità, che attualmente rappresenta uno dei temi-chiave per la ricerca del Politecnico, è intervenuto il professor Carlo Ratti, ingegnere e architetto italiano, direttore del Senseable City Lab al MIT di Cambridge, negli Stati Uniti. Ratti ha tenuto una lectio magistralis incentrata sul rapporto, fondamentale per lo sviluppo urbano, che deve esserci tra la ricerca universitaria e la programmazione del territorio. Lo studioso e progettista (è consulente di grandi comuni e aree metropolitane in Europa e in America) ha condiviso con il Politecnico una parte del lavoro che si svolge nel suo laboratorio al Mit, spiegando attraverso il racconto di grandi progetti di innovazione come le città possano diventare «un laboratorio vivente per molti temi di ricerca delle università».
Per rendere meglio l’idea, Ratti ha messo in evidenza quattro numeri: il 2% appena della superficie terrestre, occupato dalle città; il 55% della popolazione mondiale concentrato nelle stesse città; il 75% dei consumi di energia e l’80% delle emissioni globali attribuibile sempre alle città. «Le quali – ha dichiarato Ratti – sono quindi cruciali per le sfide di oggi: se riusciamo a rendere le città un po’ più sostenibili, l’impatto sulla scala planetaria potrà essere davvero significativo». Infine lo scienziato del MIt ha preannunciato la presentazione di uno dei suoi progetti di mobilità sostenibile a Parigi, per il prossimo anno, in occasione delle Olimpiadi 2024- Si tratta di ROBOAT, una imbarcazione robotizzata a guida autonoma, sperimentata nei canali di Amsterdam e in grado di trasportare rapidamente e in sicurezza persone e merci.
In chiusura della cerimonia al Piccinni, il rettore
Cupertino ha voluto condividere con la città una visione di futuro per il
Politecnico e per lo stesso territorio: il progetto di un nuovo grande campus nella
ex caserma Magrone, in via Amendola, che grazie ad una grande opera di
riqualificazione e riconversione, potrebbe costituire un campo di
sperimentazione per i prossimi obiettivi dell’ateneo: un modello di dialogo per
una reciproca interazione tra università, città e territorio. Trasformando l’ex
caserma in un Parco dell’Innovazione, il Politecnico di Bari, attraverso la
localizzazione di sedi e laboratori già finanziati in ambito PNRR, potrebbe
innescare un processo di rigenerazione urbana di un’area significativa per la
città, svolgendo un ruolo-chiave anche dal punto di vista della
riqualificazione del patrimonio architettonico esistente, innescando processi
economici virtuosi. Un polo di attrazione, dunque, per giovani talenti,
docenti, ricercatori internazionali, che avrebbero l’opportunità di lavorare in
nuovi spazi aperti alla città, in stretta sinergia con le esigenze
d’innovazione del mondo produttivo, per promuovere nuove economie e uno sviluppo
sostenibile del territorio.
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