Il tema del riutilizzo delle acque reflue è rilevante ma pone anche diversi interrogativi alla comunità scientifica e alla società civile. Quali sono le applicazioni concrete sul riuso degli effluenti? Come si risponde alle esigenze di sicurezza per la salute dell’uomo e dell’ambiente circostante? Per provare a rispondere ai tanti quesiti sul tema, si è tenuto lo scorso 30 gennaio al Politecnico di Bari un seminario sul “Riuso delle acque reflue: innovazioni tecnologiche e condizionamenti sociali e gestionali”. L’evento scientifico è parte del progetto Interregg Greece-Italy “Re Water”.
Le sfide poste dal riutilizzo delle acque reflue richiede un approccio sempre più multidisciplinare. Per far questo, il Politecnico ha riunito esperti provenienti da diversi enti pubblici, accademici e delle associazioni di categoria.
Dopo i saluti istituzionali di Francesco Cupertino, Rettore del Politecnico di Bari, Umberto Fratino, Direttore del DICATECh, Nicola Di Donna, Responsabile Ricerca, Sviluppo AQP, Vitantonio Amoruso, Consigliere Ordine Ingegneri Provincia di Bari, Paolo Campanella, Associazione Ingegneri Ambiente e Territorio e Alberto Ferruccio Piccinni, Politecnico di Bari e intervenuto Andrea Zotti, dirigente Regione Puglia che ha sottolineato i principali vantaggi del riuso delle acque reflue per la collettività, che vanno dalla riduzione dell’impatto ambientale al recupero di aree dalla notevole valenza ambientale. In tal senso la Puglia ha già un piano di investimenti, nell’ambito del POR 2014-2020, per poter avviare sistemi di recupero e riutilizzo delle acque reflue urbane depurate.
Marta Barile, Consorzio di Bonifica Terra di Apulia, ha evidenziato come lo sfruttamento delle acque di falda abbia già raggiunto il limite di stress fisiologico, e che già dagli anni ’90 si svolgono interventi infrastrutturali per il riuso ambientale.
Secondo Alessandra Scardigno, Istituto Agronomico Mediterraneo (IAM) Bari, diversi studi internazionali dimostrano una critica mancanza di supporto da parte della società civile. Le motivazioni sarebbero insite nella percezione negativa sulla qualità dell’acqua utilizzata, o nella mancanza di consapevolezza dei benefici apportati dal riutilizzo delle acque trattate.
Emanuele Tarantino, docente all’Università di Foggia, è convinto che il valore fertilizzante delle acque affinate è importante in campo agricolo almeno quanto l’acqua stessa. Il riutilizzo può rappresentare una risorsa di importanza strategica ma occorre garantire l’affidabilità degli impianti, controlli e monitoraggi ambientali costanti.
Un altro ambito dagli scenari promettenti è quello del Managed Aquifer Recharge (MAR), ovvero quelle misure per una ricarica controllata della falda. Le sperimentazioni condotte dimostrano che tali tecniche permetteranno nel futuro di contrastare fenomeni climatici intensi come la siccità, e di migliorare e proteggere la qualità delle acque nelle falde idriche sotterranee.
I lavori sono stati conclusi dagli interventi di Fabrizio Dell’anna (AqP) e di Danilo Spasiano (PoliBA), sulla tecnologia sperimentata nell’impianto di affinamento di Gallipoli. Nel comune Salentino i partner del progetto “Re Water” stanno sperimentando un sistema che combina raggi UV e acqua ossigenata per la rimozione avanzata dei composti recalcitranti. L’utilizzo di tale tecnologia permetterà in una successiva fase pilota l’impiego delle acque trattate per il lavaggio delle strade.