Più grande, internazionale e interdisciplinare: Il Politecnico del futuro e l’orizzonte 2050

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Alla cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico sono emerse le priorità per i prossimi anni: presidiare i settori-chiave, come l’energia e l’intelligenza artificiale e trovare nuove forme di finanziamento. E sulla questione demografica: «L’Africa sarà il nuovo serbatoio di talenti»

Il Politecnico del futuro, con un orizzonte al 2050, dovrà essere più grande, più internazionale e aperto alla contaminazione tra il sapere tecnico scientifico e quello umanistico. Un polo di riferimento per i giovani talenti del Mediterraneo e dei paesi emergenti dell’Africa, in settori-chiave come l’energia, che dovremo ottenere in quantità inedite, da fonti pulite e a basso costo e l’intelligenza artificiale, che cambierà anche il modo di fare ricerca e didattica nelle università. Sono i punti salienti delle prospettive di sviluppo per il Politecnico di Bari nei prossimi anni, emersi ieri nel corso della cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico 2024/2025 dell’ateneo, il trentaquattresimo dalla sua istituzione.

Una cerimonia che quest’anno è stata tutta dedicata al tema del futuro, con i tradizionali interventi dei rappresentanti degli studenti, del personale e due storie di accoglienza e integrazione: quella di una professoressa Ucraina, Nataliia Pinchuk, ora docente al Politecnico e quella di uno studente rifugiato, Elmuez Abdalla Osman Abdelmukaram. In rappresentanza del personale tecnico, amministrativo e bibliotecario è intervenuta Valeria Marangio, responsabile del Centro linguistico di Ateneo, mentre a rappresentare la comunità studentesca c’era Davide Cuccovillo, neoletto presidente del Consiglio degli studenti. Sono intervenuti, per i saluti istituzionali, anche il viceministro alla Giustizia, Francesco Paolo Sisto, la vicesindaca di Bari, Giovanna Iacovone e l’assessora regionale ai Trasporti e alla Mobilità sostenibile, Debora Ciliento.

La relazione del rettore, Francesco Cupertino, è stata il primo intervento della cerimonia: un’analisi socioeconomia degli ultimi 25 anni, seguita da proiezioni e proposte per i prossimi 25 anni. L’analisi è partita dall’Italia, in forte calo demografico e con prospettive peggiori per il futuro prossimo; si è allargata all’Unione Europea, che in generale è nelle stesse condizioni e si è poi spostata all’Asia, in particolare all’India, la cui popolazione ha superato quella della Cina. Quindi si è conclusa con l’Africa, dove si prevede un’esplosione demografica entro il 2050, accompagnata da un processo di sviluppo economico senza precedenti.

UNA VISIONE INTERNAZIONALE

«Come primo passo, dovremmo impegnarci ad offrire percorsi di formazione che siano progettati per incontrare le aspettative dei giovani del Mediterraneo», ha detto Cupertino durante il suo intervento, ispirandosi e riagganciandosi in diversi punti del discorso al pensiero di Alec Ross, docente, imprenditore e scrittore, che vive e lavora tra gli Stati Uniti e l’Italia (insegna a Bologna), autore del best seller “Il nostro futuro” e di altri libri di successo, intervenuto alla cerimonia al Politecnico con una lectio magistralis sul tema del futuro delle università. «Dobbiamo puntare alla formazione in campo tecnologico – ha spiegato il rettore – ma anche alla costruzione di una nuova classe dirigente. Se saremo capaci di investire in capitale umano, infrastrutture e conoscenza condivisa, potremo contribuire a trasformare la crescita demografica africana in un vantaggio per tutti e rafforzare la nostra posizione, in un contesto globale sempre più interconnesso».

Alec Ross al Politecnico di Bari

Bella e toccante, a proposito di internazionalizzazione, è stata la testimonianza di Elmuez Abdalla Osman Abdelmukaram, primo studente del Politecnico arrivato a Bari con il programma per studenti rifugiati, Unicore e iscritto alla magistrale in Ingegneria delle Telecomunicazioni, uno dei corsi di laurea in lingua inglese del Politecnico. Originario del Sudan, paese in guerra, ha conseguito una laurea triennale in India, poi si è rifugiato in Uganda dove, in un campo profughi, ha scoperto le opportunità di Unicore, che gli ha permesso di arrivare infine a Bari, recentemente. Dall’Ucraina e dalla guerra contro i russi è fuggita invece Nataliia Pinchuk, una professoressa della National University Yuriy Kondratyuk Poltava Polytechnic. Lei è arrivata al Politecnico due anni e mezzo fa, insieme ad altri sette colleghi, grazie ad un bando per visiting professor dedicato interamente agli accademici ucraini. Oggi è docente al Poliba e fa parte del gruppo di ricerca di Scienza delle Costruzioni, al Dipartimento di Architettura, Costruzione e Design.

Temi e analisi che hanno riguardato anche la lectio di Ross. Un passaggio del suo intervento, dedicato all’intelligenza artificiale e al cambiamento che comporterà per le università, è stato particolarmente significativo: «É fondamentale che diventiamo i padroni dell’AI e non i suoi schiavi. È imperativo che i nostri studenti studino l’AI – ha spiegato lo studioso americano – perché in un mondo dominato dall’intelligenza artificiale esistono due tipi di lavoratori, ossia coloro che dicono alle macchine cosa fare e coloro che, invece, fanno ciò che le macchine dicono loro di fare. Dobbiamo fornire le istruzioni – ha concluso Ross – affinché siamo noi a dire alle macchine cosa fare.

Dell’intelligenza artificiale e di altri temi che saranno decisivi per il cambiamento delle università, ha parlato anche Marangio in un passaggio del suo intervento: «Ci sarà chiesto di interagire sempre più con le nuove modalità di erogazione dell’offerta didattica – ha detto la rappresentante del personale – con la gestione avanzata dei contenuti educativi, con le piattaforme collaborative e con i nuovi strumenti di gestione dei dati. Saranno indispensabili nuove figure professionali – ha aggiunto – con competenze trasversali, umanistiche tecnologiche ed anche etiche». Un processo che richiederà, come ha sottolineato Marangio, investimenti in risorse umane e un programma di formazione continua, «affinché nessuno di noi – ha concluso – debba sentirsi escluso dal processo di creazione della nuova università». 

Sull’aspetto umano del cambiamento e sul nuovo ruolo che in un mondo così complesso dovrebbe assumere l’Università, nei confronti dei giovani, è intervenuto il presidente del Consiglio degli Studenti, Cuccovillo: «Prendete questa occasione di rinnovamento – ha detto rivolgendosi agli studenti – per ricordare che ogni percorso universitario è unico e, spesso, accompagnato da sfide e pressioni che non sempre vengono comprese, da chi osserva dall’esterno. Per molti di noi – ha aggiunto Cuccovillo – il peso delle aspettative e il timore del giudizio altrui possono rendere il cammino più difficile e faticoso» ha detto il presidente del CdS auspicando poi che l’università si faccia «promotrice della crescita di tutta la comunità studentesca, non solo migliorando sempre l’offerta formativa, ma ponendosi come baluardo delle nuove e innovative politiche didattiche».

NUOVE FORME DI FINANZIAMENTO

Sul tema delle risorse, il rettore Cupertino ha dichiarato che servono forme di finanziamento aggiuntive rispetto a quelle dello Stato, che aumentino l’autonomia finanziaria degli atenei. Il rettore ha citato quindi Alec Ross, il quale osserva che molte soluzioni ai problemi che dovremo affrontare sono scritte nel “rapporto Draghi” (come favorire brevetti, spin off, trasferimento tecnologico alle imprese). Un altro potenziale poco sfruttato delle università, secondo Cupertino, è il patrimonio di conoscenze di ricercatori e personale tecnico amministrativo, che potrebbe essere più produttivo, se si introducessero dei modelli innovativi.

«Si potrebbe estendere il regime intramoenia, attualmente riservato al personale medico, a ingegneri, architetti e altri professionisti accademici» ha proposto il rettore del Politecnico. «In questo modo – ha spiegato – le università non solo beneficerebbero di un’ulteriore fonte di reddito, ma permetterebbero ai ricercatori di avere un contatto diretto con il mondo del lavoro, offrendo loro un’esperienza pratica che arricchirebbe anche la didattica. Inoltre – ha aggiunto il rettore – questo permetterebbe ai ricercatori di guadagnare di più, consentendo loro di beneficiare dei progetti di cui sono responsabili per affidamenti esterni o per bandi competitivi, permettendo anche di attrarre i migliori talenti.

STOP AL PRECARIATO DEI RICERCATORI

A proposito dei ricercatori, e del tentativo in corso di revisionare la Gelmini, Cupertino ha poi lanciato una proposta che riguarda il percorso pre-ruolo di docenza: «Oggi solo una piccola percentuale di ricercatori precari ha la possibilità di accedere a posizioni di professore associato e ordinario, lasciando molti giovani studiosi in una condizione di incertezza per lunghi periodi. In questo contesto – ha detto Cupertino – la riforma potrebbe rappresentare una svolta, se reintroducesse figure a tempo indeterminato, come tecnologi e ricercatori, già presenti in altri paesi europei. Questi ruoli rappresenterebbero uno sbocco concreto tra il precariato e la stabilizzazione in posizioni da professore – ha concluso – fornendo percorsi intermedi più accessibili per i giovani ricercatori».

POLIBA TRA BILANCI E PROGETTI

I dati confermano il Politecnico come eccellenza a livello nazionale e internazionale: le immatricolazioni sono in crescita anche quest’anno (+ 10%); il tasso dei laureati occupati è il più alto in Italia (90,8% secondo Almalaurea) e secondo il QS World University Rankings 2024, Poliba è il miglior ateneo italiano per numero di citazioni per ricercatore.

Sul piano dell’offerta formativa, nel 2024/2025 il Politecnico ha avviato un corso di laurea in “Ingegneria della Creatività Digitale”, per formare professionisti del design di prodotti digitali e lo sviluppo di contenuti multimediali. Per il 2025/2026, intanto, si sta lavorando a progetti internazionali, come il corso in “Scienze dell’architettura per il patrimonio”, in collaborazione con l’Università di Valona, in Albania. «Il futuro – ha detto il rettore Cupertino in chiusura del suo discorso – è qui».

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