A Bari c’era già una grande Università. Come mai e perché è nato il Politecnico?
Riceviamo dal prof. Umberto Ruggiero, e ben volentieri pubblichiamo su “Poliba Chronicle”, l’importante testimonianza e ricostruzione storica sulle origini del Politecnico di Bari. Il testo del prof. Ruggiero, già Rettore e fautore del Politecnico di Bari, è stato pubblicato anche da “La Gazzetta del Mezzogiorno” l’11 novembre scorso.
di Umberto Ruggiero
A Bari c’era già una grande Università (4^ in Italia con 12 Facoltà e più di 60.000 studenti) come mai e perché è nato il Politecnico? La risposta è quasi incredibile.
Nel sito del Politecnico si legge che fu istituito con Legge 245 del 7 agosto 1990 e composto dalle Facoltà di Ingegneria e Architettura a Bari e, in aggiunta, una seconda Facoltà di Ingegneria a Taranto, nonché due Corsi di diploma gemmati a Foggia. Ormai è da 30 anni che i pochi storici e gli stessi Rettori, trascurando ogni chiarimento e, soprattutto negando la storia, attribuiscono il merito a noi docenti, allora i più attivi, o persino al 1° Rettore del Politecnico, Prof. ALTO (1991-94), cosa assurda, dato che dal 1986 al 1990, ALTO fu il Rettore dell’Università e quindi l’impossibile autore di un 2° Ateneo.
Ma sanno tutti che sogni ed idee, da tempo manifestati da meridionalisti non camminano da soli.
Una nuova Università non nasce improvvisa: necessita di apposita Legge, dopo un iter accademico-parlamentare e la nomina, precedente o contestuale, di specifiche lauree: decisione politica. Ma sanno tutti che sogni ed idee, da tempo manifestati da meridionalisti non camminano da soli. A conferma, nonostante Corsi e Facoltà gemmati da Bari, Taranto non ha Università autonoma mentre Foggia sì.
Nel dopoguerra, per la politica di rinascita nazionale, nacquero diverse Università con molte Facoltà e, nel 1947/48, anche Bari, dopo un precedente discusso biennio, ebbe l’Ingegneria con un solo Corso di laurea civile (con 3 indirizzi). Io ne fui allievo, laureato nel 1950. Passarono anni prima che nel Sud maturasse la possibilità di incrementare la cultura e la qualificazione delle nostre valide risorse umane, attraverso la crescita dell’Università con lauree e specializzazioni. L’Ingegneria poté aggiungere, nel 1962, la laurea in Elettrotecnica e nel 1969 e poi nel 1982 quelle in Meccanica e in Elettronica, diversificando le professioni e aumentando gli studenti.
Avvenimento accademico originale e innovativo fu lo sviluppo della laurea in Meccanica, promossa dallo scrivente appena in Cattedra (Macchine 1967), perché impostata con moderne e nuove idee, condivise con gli stretti collaboratori, Prof. JOVANE proveniente dal MIT-USA e dal Prof. BILLIA dirigente dell’ENI, IRI e poi INPS. Scegliemmo come docenti (incarico rinnovabile) industriali di alto livello dell’IRI, ENEL, FIAT, SNAM, ecc. ed esperti di Torino e Napoli, per introdurre discipline innovative (calcolo numerico, meccatronica, tecnologie impiantistiche moderne e management) e fummo gli unici a Bari, persino col calcolatore in Aula, primi in Italia. Suggerita dal Prof. SARACENO (IRI-SVIMEZ) fu creata anche una Scuola interuniversitaria nelle 6 province pugliesi (CSEI, poi UNIVERSUS) per garantire la formazione permanente post-titolo, la moltiplicazione dei master specialistici, l’aggiornamento professionale.
Sin da piccolo, “innamorato” dell’ingegneria, nella intensa professione come nel difficile iter di studi per conquistare a Bari la Cattedra industriale, feci tesoro del motto “cultura, capitale umano, Università: motori dell’economia” e, guardando alla rapida evoluzione delle tecnologie, notavo la carenza in Italia di ingegneri e tecnici rispetto all’estero. Un mondo che si arricchiva di grattacieli, satelliti, robot e meccatronica, ICT e digitalizzazione dei processi, ingegneria bioclimatica e medicale e così via, era sicuramente un mondo da riempire di ingegneri (ed anche di architetti) preparati con un mutamento culturale che desse priorità alla creatività e all’innovazione, così come alla capacità di lavorare in gruppo, valorizzando le specializzazioni.
Si rafforzava in me l’idea dell’utilità di una Università tecnica speciale come un Politecnico e si palesava meno utopistico il sogno di poterlo realizzare anche al Sud.
Si rafforzava in me l’idea dell’utilità di una Università tecnica speciale come un Politecnico e si palesava meno utopistico il sogno di poterlo realizzare anche al Sud. Si iniziò a promuovere in Facoltà nuove lauree, dottorati con le aziende e convegni e seminari col CSEI, negli anni ’70-’80 in cui a Bari si moltiplicavano programmi e iniziative, favorite dai bravi Rettori Quagliariello e Ambrosi (cito Tecnopolis, Centro Laser, Consorzi, Centri CNR).
Per fortuna, per un risveglio politico, il Ministero avviò un Piano quadriennale per l’incremento delle Università in Italia (’86-90) e, tempestivamente, l’Università di Bari – fatto rilevante ed eccezionale – deliberò l’aggiunta della Facoltà di Architettura, richiesta dal Prof. CHIAIA, subito apprezzata ed inclusa ufficialmente nel Piano, il quale l’anno dopo fu rinviato alle Università per le ultime istanze di loro interesse.
Dalla Divina Provvidenza, ritengo di esser stato scelto come la persona giusta nel momento giusto, in quanto sia il Piano, sia l’approvazione dell’Architettura per me divennero l’irripetibile occasione per dar corpo al grande sogno di ottenere a Bari un Politecnico. Ne discussi (nell’anno 1988) col coetaneo, amico nella FUCI, on. Vito LATTANZIO (poi Sottosegretario e Ministro) il quale, subito partecipe, ebbe l’incondizionata solidarietà del Dott. Domenico FAZIO, Direttore Generale del Ministero (anch’esso barese…di Bitetto) e persino del Ministro Gonnella, il quale già in pubblico condivideva i benefici culturali e sociali per il Sud di tale programma. Nel Senato Accademico di Bari, in approvazione definitiva del Piano ’86-‘90, la mia proposta scritta – suggerita dal Direttore FAZIO – fu trascurata e nei verbali si legge solo un’”auspicio” a studiare in futuro “un polo di ispirazione politecnica”.
Per gli impegni già presi, però, il Ministero, nel Piano, inserì d’autorità l’istituzione a Bari del Politecnico composto dalle due Facoltà d’Ingegneria e di Architettura sottratte all’Università e ne aggiunse anche la 2^ Facoltà di Taranto e i corsi a Foggia, per conferirne utile carattere regionale.
La nascita del Politecnico a Bari (2° Ateneo) a 1.000 Km da Milano e Torino è stata nel 1990, il più importante evento accademico-sociale e sicuramente storico di fine secolo, eccezionale e innovativo in Puglia.
Dove trovare altri esempi in Italia?
Con il DPCM del 12-5-1989 fu approvato il Piano e da quella data BARI ebbe ufficialmente il Politecnico, ratificato poi con la L. 245 del 7-8-1990.
Obiettivamente, senza l’intervento politico, l’Università di Bari non si sarebbe mai privata di due importanti Facoltà e d’altra parte non si può non riconoscere all’allora Rettore Prof. ALTO (ingegnere) il grande merito di non aver attuato azioni di contrasto contro il Ministero.
La nascita del Politecnico a Bari (2° Ateneo) a 1.000 Km da Milano e Torino è stata nel 1990, il più importante evento accademico-sociale e sicuramente storico di fine secolo, eccezionale e innovativo in Puglia. Certamente con prerogative culturali e validità sociali permanenti superiori ad altri eventi (tipo Stadio di Renzo Piano) eventi che, specialmente a Bari, hanno avuto ben altra esaltazione. Non intendo mostrarmi superbo o vanitoso per aver saputo realizzare la vecchia utopistica idea, ma è sicuramente grande il mio orgoglio, da barese e da docente, per aver assicurato a Bari e in Puglia questo Ateneo moderno destinato a garantire valide risorse umane e sviluppo, essenziali al Sud.
Ma non è soltanto mio il merito. Bisogna riconoscere che impagabili artefici furono il Ministro LATTANZIO e il Direttore FAZIO: il loro intervento politico-universitario fu essenziale e determinante. Ritengo indispensabile che sia loro dedicato un ricordo (almeno una targa) a futura memoria di cittadini, già eminenti in Italia, che hanno saputo lasciare a Bari un’eredità perenne: il 2° Ateneo.
La Facoltà d’Ingegneria nel 2003, riconoscente, mi volle proporre unanime il titolo di Professore EMERITO motivando tra l’altro: “…per aver sognato, voluto e contribuito a realizzare il terzo Politecnico d’Italia, il primo del Centro-Sud, volano scientifico dello sviluppo tecnologico della Puglia”.
Purtroppo, nonostante gli entusiasmi iniziali, nessun Ente nemmeno la Regione fu d’aiuto, e come mai accaduto in altre regioni oltremodo difficile fu l’avvio del Politecnico, privo di sedi idonee e di aule per i corsi di Architettura. Per oltre 6 anni fu boicottato specialmente nella logistica dall’Università di Bari, che non aveva accettato il danno subìto. Per fortuna opportuni cospicui finanziamenti permisero in pochi anni di costruire quasi 100.000 mc di aule, laboratori e strutture, anche per l’Architettura. Con l’acquisto di un grande edificio in Via Amendola per il Rettorato finalmente, dal 1997, si ebbe la funzionalità completa del Politecnico. Grazie alle grandi doti del Prof. D’AMATO GUERRIERI, Preside per 20 anni, crebbe e si qualificò con risalto internazionale la Facoltà di Architettura, con centinaia di tesi di laurea (e spesso stage) svolte nelle città e paesi del bacino del Mediterraneo.
Per il successo, riconosciuto in Italia, ottenuto innovando l’Ingegneria Meccanica, avrei desiderato anche per il Politecnico acquisire esperti docenti esterni anche dall’estero, per garantire al Sud l’eccellenza nella formazione dei tecnici. Spero che ciò possa ancora avvenire per scambiare esperienze utili e diffondere il nuovo.
Nonostante tanti anni di crisi economiche, la carenza di finanziamenti e le diverse leggi di riforma – a mio parere irrazionali come l’eliminazione dell’inutile laurea breve e quindi il 3+2 per l’Ingegneria – il Politecnico è riuscito ad incrementare corsi, lauree e dottorati e, curando la ricerca, è diventato in poco tempo una realtà scientifica e accademica nota ed apprezzata in Italia ed all’estero. Nell’ultimo decennio primeggia spesso nelle statistiche universitarie internazionali.
Quale sarà il futuro dopo i 30 anni? Devo, con la piena fiducia nella capacità creativa dei nuovi docenti e Rettori, auspicare che il Politecnico, da me fortemente voluto e creato, sia capace di raggiungere altri e più grandi traguardi, curando la migliore preparazione dei giovani che dovranno impegnarsi a diventare i dirigenti del domani in cui la tecnologia sarà sempre più dominante. Il Politecnico si confermerà l’investimento strategicamente più valido!
Oggi mi avvio a chiudere serenamente la mia giornata terrena, felice di aver vinto, per la mia Bari, l’iniziale scommessa: il sogno di avere un Politecnico al Sud divenuto realtà.