Conclusi gli esperimenti della Commercial Analog Astronaut Mission, organizzata dall’associazione Space Pioneers in collaborazione con il Politecnico di Bari. Coinvolto un dottorato di ricerca Poliba
29 ottobre 2025
Due settimane trascorse a settanta metri di profondità nelle cavità del sottosuolo, per simulare un ambiente extraterrestre ostile all’insediamento umano e testare, in condizioni estreme, nuove tecniche per rendere possibile la vita sulla Luna. Protagonisti dell’esperimento, concluso nei giorni scorsi a Castellana Grotte, sono stati due studiosi e appassionati di ingegneria spaziale: Tommaso Tonina, presidente dell’associazione no profit Space Pioneers e co-fondatore della startup Frontier Space Technologies, nel ruolo di comandante della missione e Andrea Rubino, ingegnere spaziale, dottorando di ricerca in Ingegneria e Scienze aerospaziali al Politecnico di Bari.
L’attività si è svolta nell’ambito della missione scientifica CAAM – Commercial Analog Astronaut Mission, organizzata da Space Pioneers in collaborazione con il Politecnico e con il patrocinio dell’Agenzia spaziale italiana, Intesa Sanpaolo e Regione Puglia. All’interno delle grotte, un contesto naturale ritenuto particolarmente adatto alla simulazione di attività spaziali, Tonina e Rubino hanno gestito una piattaforma di ricerca e sviluppo di nuove tecnologie, materiali e procedure per i programmi spaziali. Secondo gli organizzatori, si tratta di «un evento unico nel suo genere, il primo in Italia, che ha trasformato le Grotte in un vero laboratorio internazionale di ricerca».
Nel corso di due settimane, i due studiosi hanno condotto diversi esperimenti: dalla coltivazione di piante su suoli lunari alle microalghe capaci di produrre cibo e biocarburanti, fino al test di tute intra-veicolari e protocolli di isolamento astronautico. «Per la prima volta nella storia – fanno sapere gli organizzatori attraverso un comunicato – è stata sperimentata l’inoculazione di regolite lunare artificiale (la regolite è l’insieme eterogeneo di sedimenti, polvere e frammenti di materiale di superficie) con funghi, per rendere il suolo lunare fertile e trasformare la “polvere lunare” in un substrato vitale per la crescita di piante, un passo cruciale per lo sviluppo dell’agricoltura fuori dal pianeta».
I risultati della missione sono stati presentati l’altro ieri nel museo speleologico Franco Anelli, a Castellana, alla presenza dei rappresentanti delle istituzioni, tra cui il presidente della Regione, Michele Emiliano, ricercatori, studenti e giornalisti. In rappresentanza del Politecnico di Bari è intervenuto il rettore, Umberto Fratino, che ha elogiato il lavoro dei due giovani studiosi, sottolineando l’interesse dell’ateneo per il settore spaziale.
Per Rubino, 32 anni, già laureato al Politecnico, si tratta di una nuova, importante esperienza nell’ambito degli studi e delle applicazioni per la nuova economia spaziale. Lo scorso anno, infatti, ha partecipato allo Space Studies Program, scuola internazionale di settore organizzata dalla International Space University presso la Rice University, di Houston, l’ateneo nel quale il presidente John Fitzgerald Kennedy pronunciò, nel 1962, lo storico discorso di sostegno alla prima missione degli Stati Uniti sulla luna.