La Biennale di Venezia. L’opera litica, ideata e realizzata da Giuseppe Fallacara, architetto e docente del Dipartimento di Ingegneria Civile e dell’Architettura, verrà realizzata e collocata nel “Giardino delle Vergini”.
“How will we live together?” (Come sarà il futuro insieme?). Questo interrogativo, quanto mai attuale in tempi di pandemia, quasi provocatorio, è il titolo che contraddistinguerà la 17° Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia, una delle esposizioni di settore più prestigiose e importanti al mondo, punto di riferimento per esperti e appassionati.
Alla domanda, che è anche il tema-guida della Mostra, hanno risposto architetti e artisti di tutti i continenti. Opere, idee, proposte proveranno a descrivere e a mettere in atto suggerimenti per un prossimo futuro di vita sociale votato all’inclusione, ma che ai più, oggi, appare incerto.
La Biennale di Architettura 2021, traslata dal 2020 per l’emergenza sanitaria sarà curata da Hashim Sarkis, preside e docente della Scuola di Architettura al Massachusetts Institute of Technology (MIT). L’edizione numero 17 sarà caratterizzata da cinque aree tematiche che ospiteranno le proposte di 114 partecipanti provenienti da 46 Paesi; 62 invece, saranno le partecipazioni nazionali. Numerose le iniziative fuori concorso.
Il Padiglione Italia significherà la proposta italiana d’architettura con il tema, “Comunità resilienti”. Con il supporto del Ministero della Cultura, curato da Alessandro Melis, architetto e docente all’università di Portsmouth (Regno Unito), il Padiglione Italia sarà ubicato presso l’Arsenale. Esso sarà costituito da una parte interna ed una esterna, in continuità, denominata, “il Giardino delle Vergini” che, pensato come una vera e propria sezione del Padiglione Italia, focalizzerà le attenzioni sullo spazio pubblico; proporrà una esplorazione della resilienza urbana nella città contemporanea e consentirà la fruizione e la visita di sei opere di altissimo livello. A tal riguardo è utile una premessa. Fin dalla città antica, lo spazio pubblico ha sempre avuto un ruolo centrale nello svolgimento delle attività collettive. L’agorà greca, il foro romano, la piazza comunale, i mercati e le strade di tutte le civiltà del mondo sono mirabili esempi di spazi pubblici atti a promuovere l’interazione sociale, economica e politica tra gli abitanti. Con l’avvento della modernità del ventesimo secolo, la strada, lo spazio pubblico per eccellenza, si è deteriorata smaterializzandosi in generici spazi verdi semi-urbani. Ciò ha prodotto problematiche relative alla sicurezza, alla scarsa aggregazione sociale tra gli abitanti, all’inquinamento ambientale ed acustico. La pandemia del Covid-19 infine, ha cambiato il rapporto con lo spazio fisico nelle città. Non vivendo più lo spazio pubblico con la stessa libertà di un tempo, si è riscoperta la sua fondamentale importanza per la vita della collettività.
Questa sezione del Padiglione Italia, coordinata da Dario Pedrabissi, è stata affidata a sei architetti di formazioni molto diverse con relativi team di progetto. Le tematiche da essi trattate aspirano a presentare alcuni dei molteplici argomenti che lo spazio pubblico offre.
Giuseppe Fallacara, architetto e docente del Politecnico di Bari, con il suo team composto da Maurizio Barberio, Ilaria Cavaliere, Dario Costantino, Nicola Parisi, Giuseppe Scaltrito, Marco Stigliano (architetti e docenti formatisi presso il Politecnico di Bari), Daniele Malomo e Michele Masciavè (ingegneri strutturisti) e le aziende SNBR con Rocamat (FR), CNCDesign (Mola di Bari) e Stilmarmo (Apricena) proporrà la “Porzione d’Infinito”, una riflessione sul cambiamento climatico del pianeta, e la conseguente necessaria valutazione sulla natura, produzione e qualità materico-culturale degli artefatti architettonici che valorizzano la qualità dello spazio pubblico.
L’opera, pensata per più livelli comunicativi (simbolici, funzionali e costruttivi), si compone di due elementi sostanziali: uno spazio voltato (4,50m x 8,00m x h 3,00m) simbolo della volta celeste, su quattro pennacchi, e un tessuto litico come cielo stellato caduto a terra. L’opera, in pietra pugliese d’Apricena e in pietra bianca francese per esterni (“Anstrude Roche Clair”), per un peso di circa 7 tonnellate, è il frutto di lunghe ricerche sul tema dell’architettura in pietra e sulla progettazione stereotomica, condotte all’interno del dipartimento DICAR del Politecnico di Bari a partire dal 2000. A ciò il team del Poliba proporrà la versione virtuale dell’allestimento del “Giardino delle Vergini” per consentire la visita della mostra all’aperto alle università partecipanti.
Gli altri gruppi che parteciperanno all’allestimento del “Girdino delle Vergini” con le loro proposte sono: Team riferito al NYIT (New York Institute of Technology) Maria Rita Perbellini, Christian Pongratz, Dustin L. White e Dario Pedrabissi; Pierandrea Angius per Zaha Hadid Architects, Gianni Pettena, e David Turnbull dell’Università di Portsmouth.
Inaugurazione. La 17. Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia sarà inaugurata, sabato, 22 maggio e accoglierà i visitatori fino al 21 novembre, presso le sedi della Serenissima: i “Giardini”, “l’Arsenale” e “Forte Marghera”.