8,5 milioni dell’Unione Europea contro l’inquinamento atmosferico.
Il finanziamento consentirà gli studi su sensori ottici di gas su stazioni fisse, mobili e su drone per il controllo della qualità dell’aria e dei processi industriali. Coinvolti nel progetto, Politecnico, Università e Comune di Bari
“L’inquinamento atmosferico, costituito da gas tossici e particolato, è una delle principali cause di mortalità prematura. Si stimano oltre 4 milioni di morti all’anno a causa di ictus, malattie cardiache, cancro ai polmoni e problemi respiratori cronici”. Lo afferma il prof. Vincenzo Spagnolo docente di Fisica del Politecnico di Bari. “Il 97% delle città dei paesi a basso e medio reddito con più di 100.000 abitanti non soddisfa le linee guida sulla qualità dell’aria dell’Organizzazione mondiale della sanità”, aggiunge il prof. Pietro Patimisco, collega di Fisica dell’Università di Bari, entrambi afferenti al Dipartimento Interateneo “Michelangelo Merlin” delle due Università baresi. Dati e affermazioni allarmanti, in linea con l’emergenza ambientale globale in corso, confermati dal crescente interesse dell’Unione Europea che corre ai ripari.
Nell’ambito del programma di ricerca Information and Communication Technologies – Horizon 2020 infatti, l’UE ha finanziato, “Passepartout”, un progetto “Innovation action”, fiore all’occhiello tra i programmi di H2020. Con oltre 8,5 milioni di euro per 42 mesi, vede coinvolti 18 partner di 10 nazioni europee. Tra le università e centri di ricerca pubblici figurano, il Cork Institute of Technology (Irlanda), coordinatore, il Politecnico di Bari (Italia), l’Università degli Studi di Bari (Italia), la Technical University di Vienna (Austria), la Technical University di Monaco (Germania), il Comune di Bari (Italia). Tra le aziende internazionali private partecipano la Nanoplus (Germania), leader nella realizzazione di laser a semiconduttori e la Ecospray Technologies, azienda italiana leader nei sistemi di depurazione, idraulica navale e biocombustibili.
Il finanziamento. Ai partner pugliesi andranno circa 1.3 milioni così ripartiti: Politecnico 605 mila euro, Università 620 mila, Comune di Bari 50 mila. I dipartimenti coinvolti saranno: Dipartimento Interateneo Uniba-Poliba di Fisica, Dipartimento di Ingegneria Elettrica e dell’Informazione e Dipartimento di Meccanica, Matematica e Management, questi ultimi entrambi del Politecnico di Bari.
I contenuti. Il progetto “Passepartout” realizzerà il primo sistema 3D per monitoraggio di inquinanti, in grado di operare in un’area urbana e sarà costituito da un network IOT di sensori di gas ottici, innovativi e ad alte prestazioni, montati su stazioni fisse, su veicoli circolanti e su drone per il monitoraggio della qualità dell’aria ambientale. Il network fornirà informazioni in tempo reale sulla concentrazione di gas inquinanti quali, ossidi di azoto (NOx), anidride solforosa (SO2), ammoniaca (NH3), metano (CH4), monossido di carbonio (CO), anidride carbonica (CO2) e particolato atmosferico all’interno delle aree urbane. Ciò consentirà, tra l’altro, anche ai cittadini, tramite una app dedicata, di conoscere le aree urbane a maggior livello di inquinamento e quali percorsi alternativi per evitare queste aree.
Bari. Parte delle attività di sperimentazione e validazione avranno luogo nella città di Bari con il supporto della amministrazione cittadina, partner del progetto. “Essere la prima città in cui verrà testato questo framework di sensori innovativi per il controllo della qualità dell’aria è motivo di orgoglio per la città di Bari; il progetto si inserisce perfettamente nel programma che punta a rendere Bari sempre più una città smart e senziente per migliorare la qualità della vita dei suoi cittadini”, afferma il prof. Eugenio Di Sciascio, vicesindaco di Bari con delega alla trasformazione digitale.
Per queste ragioni sono già previsti test di sensori del network nel Campus universitario barese e nelle vicinanze del porto di Bari, così come in Irlanda, presso l’osservatorio del Black Castle.