Studenti.
Sottoscritta la convenzione tra il Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria – Provveditorato regionale della Puglia e Basilicata e le Università pugliesi per l’adesione alla “Conferenza nazionale universitaria dei poli penitenziari” istituita dalla CRUI
È stata sottoscritta ieri, 8 luglio, a Lecce, nella sala conferenze del Rettorato dell’Università del Salento, la convezione per il diritto agli studi universitari in carcere tra il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria – Provveditorato Regionale della Puglia e Basilicata (PRAP) e le Università pugliesi.
Firmatari: il Provveditore Regionale Giuseppe Martone, il Rettore dell’Università del Salento Fabio Pollice, il Rettore del Politecnico di Bari, Francesco Cupertino; il Rettore dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”, Stefano Bronzini, il Rettore dell’Università LUM “Giuseppe De Gennaro”, Antonello Garzoni e, per il Rettore dell’Università di Foggia Pierpaolo Limone, la delegata professoressa, Anna Maria Campanale.
Con la firma della convenzione, gli Atenei pugliesi aderiscono alla CNUPP – Conferenza Nazionale Universitaria dei Poli Penitenziari, istituita dalla CRUI – Conferenza dei Rettori delle Università Italiane e rappresentata nel corso dell’incontro dal Presidente nazionale Franco Prina. Presenti inoltre i delegati dei Rettori per i Poli Universitari pugliesi per studenti detenuti Ignazio Grattagliano (Università di Bari) e Marta Vignola (Università del Salento).
Obiettivo principale della convenzione è la collaborazione tra le istituzioni firmatarie, che si impegnano a individuare aree di intervento mirate a favorire lo sviluppo culturale e la formazione universitaria: per sostenere i detenuti negli istituti penitenziari della Puglia con l’obiettivo primario del reinserimento; per favorire la formazione universitaria del personale operante nel territorio di competenza del Provveditorato della Puglia; per giungere alla costituzione di un “Polo didattico universitario penitenziario Appulo–Lucano” quale sistema integrato di coordinamento delle attività volte a consentire ai detenuti e agli internati negli istituti penitenziari interessati il conseguimento di titoli di studio di livello universitario, secondo le modalità che saranno disciplinate negli atti regolamentari e le procedure e le condizioni vigenti presso ciascun Ateneo.
La realtà dei Poli Universitari Penitenziari italiani, iniziata più di venti anni fa a Torino e replicata, pur con differenze locali, in numerose altre sedi universitarie, coinvolge attualmente circa 40 Atenei che operano in oltre 80 istituti penitenziari. Nell’anno accademico in corso sono 1.034 gli studenti detenuti iscritti, dei quali 109 (10,5%) si trovano in regime di esecuzione penale esterna, 549 (53,1%) scontano una pena in carcere in circuiti di media sicurezza, 355 (34,3%) in alta sicurezza e 21 (2,1%) in regime 41bis. Le studentesse sono 64, quindi il 6,2% del totale degli studenti.
Nel primo triennio di vita della CNUPP – Conferenza Nazionale Universitaria dei Poli Penitenziari, gli Atenei aderenti con studenti attivi sono passati da 27 nel 2018/19 a 32 nel 2020/21 (con un incremento del 18,5%); gli Istituti Penitenziari in cui operano i Poli Universitari Penitenziari da 70 a 82 (con un incremento del 17,1%); il numero di studenti iscritti da 796 a 1034 (con un incremento del 29,9%). Tra questi dati spicca il notevole incremento della componente femminile, che passa da appena 28 studentesse nel 2018-19 a 64 nel 2020-21, quindi con un incremento del 128,6%.
La costituzione della CNUPP ha permesso agli Atenei impegnati a garantire il diritto agli studi universitari per le persone private della libertà personale di agire in maniera coordinata e interloquire a una voce sia con il sistema universitario sia con quello penitenziario. Le interazioni avviate con il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, in particolare con la Direzione Generale dei Detenuti e del Trattamento del DAP, competente per le attività formative, ha permesso di siglare nel settembre del 2019 un protocollo d’intesa che definisce le modalità per il confronto permanente tra CNUPP e DAP. A breve saranno emanate delle linee guida condivise per regolamentare le attività di studio universitario all’interno degli istituti penitenziari italiani.
Permette inoltre ai referenti delle singole università di confrontarsi continuamente su varie problematiche, scambiarsi buone pratiche, rivolgere istanze al DAP su singole situazioni e affrontare problematiche complesse come, per esempio, i disagi dovuti ai trasferimenti dei detenuti studenti universitari da un istituto penitenziario a un altro. In questi casi la CNUPP funge da network interconnesso, in cui docenti e uffici amministrativi collaborano tra loro e con l’Amministrazione Penitenziaria per facilitare il trasferimento degli studenti da un ateneo a un altro.
La CNUPP è quindi un esempio di rete istituzionale e inter-istituzionale promossa da Università che ritengono doveroso onorare il proprio ruolo garantendo l’accesso e lo svolgimento degli studi universitari anche a persone private della libertà, che in questo modo esercitano un loro diritto costituzionale. Non solo gli Atenei, ma anche singoli docenti, amministrativi e tutor svolgono la loro attività nell’ambito dei rispettivi ruoli istituzionali e della missione inclusiva che è propria delle Università.
Impegni sono inoltre previsti sul fronte della formazione del personale dell’Amministrazione Penitenziaria (polizia penitenziaria e operatori dell’area trattamentale), nonché sullo sviluppo di attività di ricerca sulle problematiche carcerarie.
Come sottolineato nel corso dell’incontro, percorsi in sinergia con l’Amministrazione Penitenziaria possono consentire di trasformare la detenzione da un tempo “sospeso” a un periodo fecondo, in cui il cittadino condannato possa intraprendere percorsi formativi anche di alto livello, che gli consentano di investire sul proprio capitale umano – strumento indispensabile per ridurre i rischi di recidiva – con benefici sia per il singolo che per la società. La presenza delle Università nei luoghi di detenzione ha, in questo senso, una profonda valenza culturale per il Paese e per la più ampia discussione sul significato che possono avere la pena e l’esecuzione penale.