Lo spiega in un’intervista a “Il Foglio” il rettore del Politecnico di Bari, coordinatore del gruppo di lavoro incaricato di redigere le linee guida nazionali in materia. «L’obiettivo è tutelare l’attività scientifica negli atenei, non sottoporla a qualche forma di controllo»
«L’approccio delle linee guida non è quello della black list nei confronti di alcuni paesi» dichiara il rettore del Politecnico di Bari, Francesco Cupertino, a proposito delle finalità per le quali è stato costituito un gruppo di lavoro, a livello nazionale, sull’integrità della ricerca. «L’obiettivo è chiarire se, nell’ambito delle attività che si svolgono in collaborazione con enti stranieri, possa esserci qualche altro soggetto dietro una determinata fonte di finanziamento» spiega Cupertino in qualità di coordinatore del team costituito dal Ministero dell’Università e della Ricerca. «La scelta finale se attivare o meno un’attività di ricerca – aggiunge il rettore del Politecnico di Bari – resterà ovviamente in capo agli atenei e ai centri di ricerca».
In un altro passaggio dell’intervista, Cupertino sottolinea il carattere non obbligatorio dell’eventuale scambio di informazioni, tra atenei e servizi di intelligence, riguardanti attività di ricerca. Il riferimento è al disegno di legge Sicurezza, che prevede tra le altre cose anche questa collaborazione. «Le università non saranno obbligate a farlo – commenta Cupertino – ma sarà su base volontaria. In ogni caso è evidente che stiamo parlando di situazioni molto specifiche, che tirino in ballo la sicurezza nazionale. È una norma – aggiunge Cupertino – che peraltro va a regolamentare situazioni che già oggi si verificano e, per quanto riguarda gli atenei, rappresenterà uno strumento in più, per ottenere informazioni su soggetti di dubbia provenienza».