Il rettore del Politecnico di Bari, Cupertino, è intervenuto al Mam di Grottaglie sul tema della formazione universitaria. La didattica nei prossimi anni sarà sempre più interdisciplinare e aumenteranno le esperienze sul campo
«La didattica universitaria sta evolvendo verso nuovi modelli, senza più rigide distinzioni tra le materie tecnico scientifiche e quelle umanistiche, per formare figure professionali che abbiano una visione multidisciplinare ad ampio spettro». Lo ha detto il rettore del Politecnico di Bari, Francesco Cupertino, durante un dibattito sul tema del “Talent Gap nel sistema aerospaziale italiano” svoltosi lo scorso venerdì 24 settembre nell’aeroporto di Grottaglie. In un passaggio del suo intervento, Cupertino ha spiegato il riassetto in corso, nell’ambito accademico, in vista dei grandi cambiamenti attesi nei prossimi anni nel mondo del lavoro.
«Non faremo mai a meno dei libri – ha aggiunto Cupertino – ma dovremo integrare le modalità tradizionali dell’insegnamento con quelle più innovative, per garantire ai nostri giovani di fare sufficiente esperienza sul campo già durante il corso di studi e acquisire competenze trasversali, sviluppare capacità di adattamento e attitudine a rivolvere i problemi».
Il confronto, a cui hanno partecipato anche Fabio Pollice, rettore dell’Università del Salento e il professor Francesco Giordano, docente di Fisica all’Università Aldo Moro di Bari, si è svolto nell’ambito del Mam – Mediterranean aerospace matching – una manifestazione organizzata dal Dta – Distretto tecnologico aerospaziale – per fare il punto sul settore e sulle sue prospettive di sviluppo. In videocollegamento, sono intervenuti Antonio Uricchio e Alessandra Celletti, rispettivamente presidente e vicepresidente dell’Anvur – Agenzia nazionale per la valutazione del sistema universitario e della ricerca.
Il Mam, infatti, ha coinvolto professori universitari, ricercatori, imprenditori e manager d’azienda, nell’arco di tre giornate (dal 22 al 24) fitte di dibattiti, seminari, eventi dimostrativi che hanno consentito di fare una panoramica su aziende, istituzioni ed enti interessati a dare un contributo alla crescita del settore. Il tema delle nuove competenze, insieme a quello delle strategie per svilupparle, è stato al centro del dibattito sul talent gap.
Come base di partenza per il confronto, il Dta, rappresentato dal Project manager Manuela Mattarese, ha presentato i risultati di uno studio realizzato dal Distretto in collaborazione con Arthur D. Little, società multinazionale di consulenza aziendale, intitolato L’innovazione del settore aerospaziale e l’impatto sulla formazione dei giovani talenti in Italia. Andrea Visentin, di Arthur D. Little, ha moderato il dibattito.
Incrociando interviste a imprenditori, docenti e studenti, nel report sono state evidenziate le difficoltà che le aziende riscontrano, sul mercato del lavoro, nel reperire le figure più adeguate alle loro esigenze. Le imprese richiedono, in particolare, giovani talenti che uniscano ad una solida base di competenze tecniche, un buon bagaglio di capacità trasversali (dalla padronanza delle lingue straniere alla capacità di analisi e di innovazione), ma anche comportamentali (dall’attitudine a lavorare in team alle doti comunicative). Il tutto, nel più ampio contesto di una generale rivoluzione in corso, nella società e nei modelli di produzione, per centrare gli obiettivi di sviluppo sostenibile fissati a livello internazionale.
In quest’ottica, il discorso sull’aerospazio si è allargato alla transizione digitale, tema a cui è strettamente collegato, ma anche alla transizione ecologica e a quella energetica. I lavori del Mam, nel complesso, si sono svolti tra scenari nazionali e internazionali, con un focus sulla Puglia e sulle sue potenzialità, sullo sfondo del progetto spazioporto europeo a Grottaglie, nonché del notevole indotto che da questo ne deriverebbe.
In prospettiva di questo e altri possibili sviluppi, tutti i relatori hanno concordato sulla necessità di costruire e potenziare, via via, un ecosistema dell’innovazione fondato sulla ricerca scientifica e sulla capacità di trasferirne rapidamente i risultati al territorio. Una sfida che chiama in causa istituzioni, enti pubblici e industria, in una logica di open innovation che favorisca e sostenga la nascita di nuove imprese innovative.